Napoli (3) 2021. Museo Archeologico Nazionale e Quartiere Forcella.

Oggi appena arrivate a Napoli “Cuori di Sfogliatella”  sul corso Novara, Antica Pasticceria Ferrieri dal 1987, di fronte alla Stazione Centrale di Napoli. 
La sfogliatella appena sfornata e il sublime caffè napoletano.
Napoli
 Toledo è la stazione della metropolitana più bella d'Europa e del mondo. 
Si trova sulla Linea 1 ed è utile per spostarsi verso  il centro in Via Toledo, dove abbiamo l'hotel, e il quartiere Carità, a due passi dai Quartieri Spagnoli ma anche vicina a Piazza del Plebiscito.
Le tre pareti esagonali sono rivestite da piastrelle color blu e ocra che fungono da lucernario dell'atrio della stazione. 
Il colore dei lucernari è importante perché anticipa le tonalità dominanti all'interno della stazione, il blu e l'ocra.
Napoli
Il nostro hotel Principe Napolit'amo sorge nel cuore di Napoli tra le vie dello shopping, e dell’arte, all’interno dello storico Palazzo del Principe Tocco di Montemiletto. Il suo fiore all’occhiello è il Salone dei Principi, oggi sede prestigiosa ed elegante per le colazioni dei clienti ed eventi di rilievo. 
 
Napoli.
Via Toledo 329, l’ingresso dello storico punto vendita 
"Ombrelli Talarico"
Napoli.
Mario Talarico, l’ultimo ombrellaio artigianale di Napoli famoso in tutto il mondo.
Dal cuore di Napoli gli ombrelli Talarico viaggiano per tutto il mondo, dal Giappone all’Australia. 
Napoli.
Vicoletto di Vico a Due Porte in via Toledo, sede del laboratorio ed altro punto vendita di Talarico. 
Napoli. 
Via Toledo, i quartieri spagnoli. 
Napoli. 
La chiesa di Santa Maria di Caravaggio, ubicata in piazza Dante, costruita nel 1627.
Napoli. 
 La galleria Principe di Napoli è una galleria commerciale situata tra l'Accademia delle belle arti ed il Museo archeologico nazionale. 
La galleria Principe di Napoli ha il soffitto in vetro e acciaio e i pavimenti in marmo. 
Questa galleria è priva di negozi e gli appartamenti dei piani superiori ospitano solo uffici.
Principe di Napoli
La Chiesa Di Santa Maria Delle Grazie in Via Cavour.
Interno. Chiesa Di Santa Maria Delle Grazie qui si tengono i servizi della Chiesa ortodossa ucraina.  
Napoli.
La fontana del Tritone è una delle fontane ornamentali di Napoli, si trova nel centro storico, in piazza Cavour dal 1879.
Napoli.
Il Real Museo Borbonico, diventato Museo Nazionale con l'unificazione dell'Italia nel 1860. 
Il Museo è nato grazie all'interesse dei Borbone per l'arte e la cultura.
Splendide statue nell’atrio del Museo Nazionale appartenenti alla Collezione Farnese. Entrambe raffigurano il Dio Oceano e sono risalenti al II sec.d.C. 
Il Dio sulla sinistra è raffigurato come un uomo maturo con la barba, steso sul fianco; poggia la mano sinistra sul muso di un drago marino mentre con la destra regge una cornucopia. 
Sulla destra Oceano è rappresentato con un remo e un drago marino e anche egli è raffigurato sdraiato sul fianco.
Ingresso principale del Museo Nazionale.
Ingresso principale del Museo Nazionale.
All'interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in una sala conosciuta come la "Camera Segreta", si trova il famoso Gabinetto Segreto (così chiamato dai Borbone), dove sono esposti reperti di natura unicamente sessuale ed erotica provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano. 
 
 Scena di abbraccio di Satiro e Menade Da Pompei, Casa di Cecilio Giocondo e Rilievo marmoreo con scena di accoppiamento (da una caupona pompeiana)
 Per un pò si poteva accedere a questa camera solo con un permesso speciale per soli uomini con "moralità provata". 
Ora aperta al pubblico, la collezione offre un'incredibile visione degli antichi atteggiamenti nei confronti del sesso e dell'erotismo e di come questi siano cambiati nel corso dei secoli. 
  Leda e il cigno Da Ercolano.
 Il Gabinetto Segreto (così chiamato dai Borbone) mostra vari reperti a soggetto erotico o sessuale. 
La collezione è stata definitivamente aperta al pubblico nell'aprile del 2000. 
Scena di pigmei che, durante un banchetto, assistono ad uno spettacolo sessuale.
a dx, Leda e il cigno Da Ercolano.
Scene erotiche (da un lupanare pompeiano).
 Asino incoronato dalla dea Vittoria che penetra un leone.
“Gabinetto segreto” raccoglie affreschi e sculture antiche dedicate al tema dell’erotismo.
Affresco raffigurante Mercurio che avanza.
(facciata di una bottega, Pompei)
Satiro e baccante (da Pompei).
Satiro che tenta di congiungere ad Ermafrodito.
Casa del fauno, Pompei mosaico. Ninfa e satiro.
Coppa attica a figure rosse con satiro e menade su un lato, menade e mulo itifallico sull’altro, da Anzi.
Sulla sx un Bronzetto di Satiro itifallico, dalla Collezione Borgia.
Piatto attico a figure rosse con scena erotica.
La La sezione dei Mosaici. Pigmei in paesaggio nilotico Roma. 
 
Emblema con testa di Medusa. Mosaico con Medusa.

Questo mosaico romano rappresenta la ruota della fortuna che, girando su se stessa, può far diventare povero il ricco (simboleggiato dalla stoffa purpurea a sinistra) e ricco il povero (la pelle di capra a destra).


Raccolta erotica della collezione Borgia.
Cippo funerario fallico di LANUEL.
Mosaico romano, scena di animali del Nilo ( Scena Nileotica ) da  Scavi Archeologici di Pompei.
Stufa in ferro. Scaldavivande in bronzo.
Mosaico di Alessandro Magno.
Questo è il più celebre mosaico impressionante per la sua monumentalità composto di tessere piccolissime le quali lo rendono simile a un dipinto, proveniente dalla casa del Fauno di Pompei. 
Lo scontro tra Alessandro Magno, in sella al suo Bucefalo e Dario III, re dei persiani. 
Mosaico di Alessandro Magno.
Festone mosaico con Maschere tragiche, foglie e frutta proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei.
Mosaico di Alessandro Magno.
Questo è il più celebre mosaico impressionante per la sua monumentalità composto di tessere piccolissime le quali lo rendono simile a un dipinto, proveniente dalla casa del Fauno di Pompei. 
Lo scontro tra Alessandro Magno, in sella al suo Bucefalo e Dario III, re dei persiani. 
 
Lion e amorini tra Dioniso e menadi raffigurati in mosaico romano dalla Casa del Centauro a Pompei.
Un piccolo e bel Ritratto Femminile, lo sguardo e le labbra incantevoli, tessere piccolissime usate come pennello anziché come pietre.
Nel 1837 in una villa di Pompei Casa della Colonna a mosaico furono rinvenute quattro bellissime colonne rivestite di mosaico policromo in pasta vitrea.
Frisso ed Elle, in pasta vitrea  Stabia. Villa di S. Marco
Nicchia di ninfeo, in pasta vitrea. Ercolano. 
Casa dello Scheletro.
 Frisso ed Elle, in pasta vitrea  Stabia. Villa di S. Marco.
 Pugile e gallo, in pasta vitrea. 
 Nicchia di ninfeo, in pasta vitrea.  Area vesuviana. 
Lotta di galli tra personificazioni di Vittoria e Sconfitta.
 Le Tre Grazie Casa di Titus Dentatius Panthera di Pompei.
Il mosaico del I secolo d.C. raffigura un cane nero tenuto da un guinzaglio rosso, trovato sul pavimento della Casa di M. Vesonio Primo a Pompei. Esso rappresenta simbolicamente il guardiano che vigila l'ambiente domestico.

Lo scalone del Museo Nazionale con la statua di Ferdinando I di Borbone.
Ferdinando I di Borbone.
Il grandioso “Salone della Meridiana”
Il grandioso “Salone della Meridiana”, seicentesco, lungo 54 metri, largo 20 e alto 27.
Il nome del salone è dovuto alla meridiana disegnata sul pavimento che, insieme alla rosa dei venti, è quello che rimane di un progetto, datato 1791, che si proponeva di realizzare nel palazzo un osservatorio astronomico.
Il grandioso “Salone della Meridiana”.
 Le cinque sale della collezione degli oggetti della vita quotidiana nelle antiche città vesuviane. Oltre cinquecento reperti databili tra la fine del I sec. a.C. e l’eruzione del 79 d.C. lucerne.
Vasellame bronzeo ed argenti dalla casa del Menandro.
Elementi di arredo, ceramica invetriata, ossi ed avori.
Elementi di arredo, ceramica invetriata, ossi ed avori.
Vaso blu del I secolo a.C. in vetro cammeo a doppio strato, uno azzurro scuro e l’altro bianco opaco. Vi è rappresentata una scena di carattere dionisiaco. Fu rinvenuto a Pompei il 29.12.1837
 
Le cinque sale della collezione degli oggetti della vita quotidiana nelle antiche città vesuviane.

Il plastico di Pompei si trova al primo piano in un apposito ampio salone, la Sala è situata fra i Vetri ed il Tempio di Iside.       Un grande plastico di Pompei, che ritrae l'antica città romana in tutti i suoi piccoli particolari.




 Volta affrescata da Paolo Vetri.
Sala dedicata a Larario con scena di sacrificio e serpenti.
Il bellissimo cavallo in bronzo, celebre statua equestre, alto oltre due metri, di Caligola,
 l’imperatore al suo fianco, rappresentato con il braccio destro nel tipico gesto del discorso che teneva alle sue truppe, mentre con l’altro teneva le redini del cavallo.
Provenienti, dopo anni di restauro, direttamente dagli scavi di Pompei.
Il bellissimo cavallo in bronzo, celebre statua equestre, alto oltre due metri, di Caligola,
 l’imperatore al suo fianco, rappresentato con il braccio destro nel tipico gesto del discorso che teneva alle sue truppe, mentre con l’altro teneva le redini del cavallo.
Provenienti, dopo anni di restauro, direttamente dagli scavi di Pompei.
Sala dedicata alla Villa di Arianna a Stabiae.
I ritratti.
I volti più famosi delle pitture pompeiane.
Terenzio Neo e sua moglie, la fornaia.

 
                   Affreschi pompeiani. Busto di Eracle incoronato con clava(Ercolano). Saffo (Pompei).              
La casa del poeta tragico. “cave canem“
Qui sono conservati gli originali dei mosaici e dei dipinti provenienti da Pompei.
Da Pompei, Casa di Gavius ​​Rufus. La scena delle nozze di  Piritoo e Ippodamia con i Centauri inebriati dal vino, e tutti i doni ricevuti, tra i quali un bellissimo cestino pieno di frutta.
Affresco sulla parete penultimo a dx "Ercole e il centauro Nesso" ultimoa dx  "Achille costretto a cedere Briseide ad Agamennone".
La produzione pittorica prima dell'eruzione del Vesuvio.
 Casa di Meleagro, 9625. Scena con Sileno, Ermes, Pegaso.
(figure mitologiche)
 Casa dei Dioscuri. A destra Perseo e Andromeda. (Pompei) 



Casa di Giasone
Parete frontale Pianificazione di Medea l assassinio dei suoi figli rappresentato in affresco Romano dalla casa di Giasone. (Pompei)
Le sale degli affreschi della cultura artistica del settecento.
  Scena di caccia dipinta sopra il portale, statuine che sorreggono la mensola sulla quale sono poggiate due maschere (una per lato rispetto al portale).
Le sale degli affreschi della cultura artistica del settecento.
Il grandioso “Salone della Meridiana”. 
Vaso di Patroclo (340-320 a.C.) alto oltre un metro e mezzo, presenta una ricca decorazione, la scena principale si ispira all’Iliade di Omero. Il centro della raffigurazione è occupato dalla pira che, identificata dalla scritta “Patroklou taphos” (tomba di Patroclo), era stata fatta preparare da Achille per il funerale dell’amico morto.
Pavimento a mosaico proveniente da Augusta Raurica (Svizzera) con scene di gladiatori.
 
Particolari del pavimento a mosaico proveniente da Augusta Raurica (Svizzera) con scene di gladiatori.
Il seicentesco Gran Salone della Meridiana.
La meridiana. I segni zodiacali.
Gli scheletri provenienti dalla necropoli di York.
Gli scheletri provenienti dalla necropoli di York.
La meridiana realizzata sul pavimento della Sala. Disegnata da Pompeo Schiantarelli, lunga oltre 27 metri, essa consiste in un listello di ottone che corre tra i riquadri di marmo nei quali sono incastonate delle sagome con i dipinti dei dodici segni dello zodiaco. 
La meridiana è tuttora funzionante, la luce del sole penetra dal foro posto in alto sul fondo della sala a destra della volta e, a mezzogiorno locale, cade sulla linea meridiana del pavimento, percorrendola a secondo delle stagioni.
La meridiana.
 
La meridiana.
Giorgio De Chirico. Gladiatori e arbitro III. 1931
Le lastre provenienti dalla Necropoli del Gaudo di Paestum. Risalgono al IV sec. a.C. Si tratta della tomba 7. 
La prima scena è una lotta tra guerrieri, accompagnati da una suonatrice di doppio flauto.
Le lastre provenienti dalla Necropoli del Gaudo di Paestum. Risalgono al IV sec. a.C. Si tratta della tomba 7. 
La seconda scena è una caccia al cervo.
Sale pavimentate con i mosaici originali romani, uno su tutti quello circolare in opus sectile dal Belvedere della Villa dei Papiri di Ercolano. 
Su questo mosaico spicca  Cratere con funerale di Patroclo Canosa, Ipogeo del vaso di Dario 340-320 a.C.
Nelle sale del primo piano che ospitano il percorso espositivo, finalmente recuperati e riportati alla loro magnificenza, spiccano i magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Villa dei Papiri di Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri.
I magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Villa dei Papiri di Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri.
I magnifici pavimenti a mosaico della sezione Magna Grecia, provenienti da edifici di Ercolano, Pompei e Stabia.
I magnifici pavimenti a mosaico della sezione Magna Grecia, provenienti da edifici di Ercolano, Pompei e Stabia.
I magnifici pavimenti a mosaico della sezione Magna Grecia, provenienti da edifici di Ercolano, Pompei e Stabia.
I magnifici pavimenti a mosaico della sezione Magna Grecia, provenienti da edifici di Ercolano, Pompei e Stabia.
Una grande sezione dal titolo “La Piana Campana, una terra senza confini”. In esposizione ben 800 reperti dell’età del Bronzo sino al III sec. a.C.sottoposti a particolari interventi di restauro, sono disposti su due sale, la prima dedicata al territorio, la seconda incentrata sulle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Nelle sale dedicate a Ischia vi sono i reperti che raccontano la storia degli insediamenti sull’isola, partendo dal Neolitico e giungendo all’età arcaica (inizio VI sec. a.C.)
Una grande sezione dal titolo “La Piana Campana, una terra senza confini”.
Una grande sezione dal titolo “La Piana Campana, una terra senza confini”.
Nelle sale dedicate a Ischia vi sono i reperti che raccontano la storia degli insediamenti sull’isola, partendo dal Neolitico e giungendo all’età arcaica (inizio VI sec. a.C.)
Sezione Preistoria e Protostoria.
 Una grande sezione dal titolo “La Piana Campana, una terra senza confini”. In esposizione ben 800 reperti dell’età del Bronzo sino al III sec. a.C.sottoposti a particolari interventi di restauro, sono disposti su due sale, la prima dedicata al territorio, la seconda incentrata sulle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.


Una grande sezione dal titolo “La Piana Campana, una terra senza confini”. In esposizione ben 800 reperti dell’età del Bronzo sino al III sec. a.C.sottoposti a particolari interventi di restauro, sono disposti su due sale, la prima dedicata al territorio, la seconda incentrata sulle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
 Maschere in terracotta gorgoniche provenienti da Capua. 
Sala dei Grandi Bronzi. 
Sala dei Grandi Bronzi. La statua bronzea del Satiro ebbro.
Statue bronzee provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano. Corridore.
Ingresso alle sale della collezione FARNESE.
Museo Nazionale.
Statua dell'imperatore romano Alessandro Severo, salì al trono a tredici anni. Databile primo quarto del II sec. 
Le sale della collezione FARNESE.
Cibele era un'antica divinità anatolica, venerata come Grande Madre, dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici. 
Cibele viene raffigurata seduta sul trono o sul carro trainato da due leoni o leopardi.
Afrodite accovacciata al bagno. Metà II sec.
Le statue, rinvenute nel 1514, appartennero alla famiglia Medici Orsini ed a Margherita d’Austria; furono quindi acquisite dalla famiglia Farnese.
Il tema di fondo riguarda quattro battaglie.
La prima statua distesa raffigura un’Amazzone colpita a morte.
La seconda rappresenta un Gigante caduto in battaglia con il corpo nudo, ben definito nella struttura anatomica, disteso supino. 
La terza raffigura un guerriero caduto in battaglia. 
La quarta statua ritrae un giovane e atletico Galata nel momento in cui si accascia, in seguito ad una ferita mortale.
I poemi omerici ebbero grande fortuna sulla pittura vascolare antica .
Sarcofago Romano in marmo della metà del III secolo d.c. da Collezione Farnese.
Sarcofago romano con togate uomini e figure femminili, noto come il sarcofago dei fratelli. 
Sarcofago Farnese romano con Rito orgiastico. (III-II sec. a.C. ca)  
Agrippina la giovane.
Antinous Bacchus tenendo un grappolo di uva e una kylix, scultura romana, II secolo D.C. 
Statua di Asclepio dio greco della medicina.
Sala con sculture Greco/Romane della Collezione Farnese.
La Collezione Farnese, composta da circa 500 tra sculture ed incisioni, è una delle più grandi raccolte di sculture antiche. 
 Apollo seduto con la lira.
La statua in fondo a sx è opera dello scultore ateniese Glykon. Figura pensosa, quasi malinconica, rappresenta Ercole dopo l’ultima fatica dei pomi delle Esperidi. a dx Pomona o Flora minore.
Flora Maggiore.
La collezione Farnese. L’Ercole Farnese e il gruppo scultoreo del "Toro Farnese".
"Toro Farnese"
Il complesso statuario rappresenta la pena inflitta da Anfione e Zeto a Dirce, dinanzi alla loro madre Antiope. 
La statua è stata ricavata da un unico blocco di marmo bianco ed è alta m 3,70.
Lare Farnese, identificato come Genius populi Romani 
(II secolo d.C.).
Achille e Troilo.
Collezione Egiziana.
Collezione Egiziana.
Monumento di Amenemone XIX dinastia regno di Ramses II .
Collezione Egiziana.
Statua di sovrano.
Frammento della cassa del sarcofago di Pairkap.
Collezione Egiziana.
Collezione Egiziana.
Sarcofago di Tebe.
Mummia, cartonnage e pettorale di Paaseti, figlio dl Claut(?).
Mummia di coccodrillo.
Collezione Egiziana.
Vasi di Canopi di Paefciau(em) auyaset.  
Canopi. Alabastro. (600 – 500 a.C. Pompei).
Due ibis. Bronzo e marmo. Età romana (I sec. a.C.-I sec.d.C.). Ercolano, Casa dei Cervi. 
Mummia di coccodrillo.
Sullo sfondo la Cassetta porta-uscebti cantatrice di Amon.
I faraoni.
Museo Nazionale.
Al centro del Giardino delle Fontane, fra le palme, una vasca in porfido rosso, nota come la "Gran Tazza Farnese" II sec. d.C.
Museo Nazionale.
 Le tre fontane nelle aiuole del giardino, fra le palme, attendono di essere restaurate!
Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli. Sec. XVI.
Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli. Sec. XVI.
Panorama su via Medina ripreso dall' Hotel Principe Napolit'amo. 
"La chiesa della Pietà dei Turchini"
Panorama su via Medina ripreso dall' Hotel Principe Napolit'amo. 
"La chiesa della Pietà dei Turchini"
Panorama di Napoli dall' Hotel
Panorama su via Medina ripreso dall' Hotel Principe Napolit'amo. 
"La chiesa della Pietà dei Turchini"
Interno della chiesa della Pietà dei Turchini.
La chiesa della Pietà dei Turchini si trova nel cuore della città, in via Medina.
 
Nell’estate del 2018 il parroco espose al culto una tela che riproduceva la “Vergine Maria che scioglie i nodi”. 
Secondo un calendario prestabilito qui in questa chiesa ha luogo il caratteristico “incendio dei nodi”. 
Da quel giorno, secondo un calendario prestabilito, migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo, assistono all'"incendio dei nodi".  
Nell’iconografia della tela, i “nodi” simboleggiano, le difficoltà da sciogliere e prendono forma nei fazzoletti di carta annodati, con delle preghiere scritte sui fazzoletti, che i devoti lasciano annodati in un'apposita urna davanti al dipinto della Vergine.
Un nodo sciolto dalla Vergine è una grazia ricevuta. 

La Navata centrale.
Il dipinto di Filippo Vitale "L'Angelo custode" e il quadro di Maria che scioglie i nodi. 
Una grande mostra dal titolo “Frida Kahlo "Il Caos dentro” in via Medina a Palazzo Fondi. 

Una grande mostra dal titolo “Frida Kahlo "Il Caos dentro” in via Medina a Palazzo Fondi. 
Il Teatro San Carlo.
Il Teatro San Carlo è il teatro lirico di Napoli, fondato nel 1737, è il più antico teatro d'opera del mondo ad essere tuttora attivo.
 In alto la Triade della Partenope, opera ottocentesca di Antonio Niccolini.
Il Teatro San Carlo.
Il Teatro San Carlo è stato inserito dall'UNESCO tra i monumenti considerati Patrimonio dell'Umanità.
Affacciato sulla via San Carlo, e lateralmente, su piazza Trieste e Trento.
Affacciato sulla via San Carlo, e lateralmente, su piazza Trieste e Trento.
Chiesa di San Ferdinando.
A pochi passi da Piazza del Plebiscito e dal Teatro San Carlo, si trova la “chiesa degli artisti”, con una monumentale facciata  interamente inglobata nell’architettura della Galleria Umberto I.
Al suo interno custodisce una volta completamente decorata nel 1695 da Paolo de Matteis (allievo di Luca Giordano) che testimonia il trionfo della religione sull’eresia tramite le raffigurazioni di Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, San Francesco Borgio e i tre Martiri Giapponesi, mentre in basso, a sinistra, la figura di Maometto che precipita con il Corano.
 In questa chiesa si sono svolti i funerali di personaggi famosi come Achille Lauro, Sergio Bruni, Roberto Murolo e qui fu allestita la camera ardente per Mario Merola. 
L’altare maggiore in stile barocco, opera di Domenico Antonio Vaccaro, conserva una tela di fine ‘800 di “San Ferdinando” del pittore Giuseppe Maldarelli.

Il transetto sinistro conserva la pala d’altare dell’“Immacolata Concezione”, ad opera di Cesare Fracanzano, e l’impianto decorativo in marmo realizzato da Domenico Antonio Vaccaro.
Chiesa di San Ferdinando.
Cappella dell`Indulgenza Plenaria per la Buona Morte. 
Il presepe realizzato dall'associazione Theotokos. 
Il presepe, nelle mani degli artigiani, il quartiere dello shopping e della movida diventa l'epicentro del Natale.
Oltre duemila anni dopo, Gesù rinasce sotto il Vesuvio, a pochi passi dal mare, in uno scenario che ospita personaggi celebri. 
Sullo "scoglio" compaiono pezzi unici modellati a mano con tecnica originale del Settecento napoletano che raffigurano artisti napoletani di fama non più viventi, in continuità con la tradizione del luogo sacro ospitante, detta appunto "Chiesa degli Artisti". 
Sullo sfondo il Gambrinus, Palazzo Reale e la chiesa degli artisti.
Ad aprire la processione, sull’estrema destra, San Ferdinando, che dà il nome alla Chiesa.
Ci sono i volti di Nino Taranto, Luisa Conte, Pupella Maggio, gli sguardi di Aurelio Fierro, Enzo Cannavale,
 Sergio Bruni, Rino Zurzolo, Carlo Taranto e Nunzio Gallo, personaggi emblematici della città le cui esequie si sono celebrate proprio in questa chiesa.
Scendendo verso il mare, sul lato destro di via Toledo si sviluppano i Quartieri Spagnoli.
Il centro storico di Napoli è stato dichiarato nel 1995 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. 
Particolare della facciata delle Chiesa del Gesù Nuovo.
Nella navata destra troviamo la porta di accesso all’oratorio di San Giuseppe Moscati, che conserva gli antichi arredi delle stanze dell’illustre medico.
Antica Pasticceria Giovanni Scaturchio, storica pasticceria napoletana.
Un omaggio alla città partenopea Scaturchio lo fece creando il 
“Babà-Vesuvio“, il dolce che ha riscosso successo a Napoli e nel mondo.
Antica Pasticceria Giovanni Scaturchio, storica pasticceria napoletana.
La statua del Dio Nilo.
Nel cuore di Spaccanapoli una statua poco conosciuta di autore ignoto, è simbolo di abbondanza.  
Qui è stata rinvenuta e collocata dal XV secolo, priva della testa che venne aggiunta nel Seicento. Il Dio Nilo giace sdraiato, possente e muscoloso con il viso arricchito da una barba lunga che gli conferisce un’aria saggia.
La Chiesa di Santa Luciella ai Librai, nel cuore di Spaccanapoli, dove c’è il teschio con le orecchie, visitabile solo con guida.
A pochi metri dal Duomo, il bellissimo e gigantesco murales di San Gennaro a Forcella a fianco alla chiesa di San Giorgio Maggiore.
L’opera San Gennaro ha un’altezza di 15 metri, ed è nella piazzetta all’altezza di Spaccanapoli, l’autore è Jorit Agoch, giovane artista napoletano, di madre olandese.
Jorit Agoch ha lavorato circa 15 giorni gratuitamente a questo bellissimo murales. (Michele Placido)
Forcella è uno di quei quartieri di Napoli che tutti credono di conoscere per fama ,Noto dal ‘300 come il Malpasso, a causa della notevole presenza di prostitute e ladri, è un quartiere molto sottovalutato e che invece nasconde tesori inestimabili. 
Forcella è situata tra i quartieri Pendino e San Lorenzo a ridosso di via Duomo e tra Spaccanapoli e il corso Umberto I, in quella che un tempo era la vecchia “Neapolis”. 
L’origine del nome di questo quartiere napoletano è legata alla forma della via principale del quartiere; all’incrocio tra via Forcelle e via Giudecca Vecchia, sembra appunto una “forcella”. 
Quartiere Forcella, Quartieri Spagnoli e Rione Sanità, sono i 3 quartieri più popolari di Napoli.
Quartiere Forcella.
Camminando per vicoli i cui nomi ricordano il passato della città, vico scassacocchi, vico dei carbonari, piazzetta sedil Capuana e altri. 
Il primo castello di Napoli Castel Capuano. 
Secondo la tradizione la costruzione fu iniziata ai tempi di Guglielmo I il Normanno, agli inizi del XII secolo. 
Divenuto sede della corte fu poi adibito a foresteria e infine a sede dei Tribunali di Napoli. 
Sulla facciata si vede lo stemma di Carlo V di Spagna. 
I sotterranei furono adibiti a prigioni. 
 Basilica SS. Annunziata Maggiore.
Nel rione Forcella, sorge la Basilica settecentesca della Santissima Annunziata Maggiore, un capolavoro di Vanvitelli, posizionata tra Spaccanapoli e Corso Umberto I. 
La facciata esterna è costituita da colonne classiche, mentre sulla sinistra della chiesa è posto il campanile cinquecentesco.
Basilica SS. Annunziata Maggiore.
La basilica fa parte di un grande complesso monumentale che inizialmente era costituito anche da un ospedale, un convento, un brefotrofio per gli orfani o rifiutati dalle stesse madri e delle camerate per ragazze povere, prive di famiglia o illegittime. 
La Real Casa dell'Annunziata.
La Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli è stata un’antica istituzione finalizzata all’accoglienza e all’assistenza dei neonati abbandonati. Fu fondata nel lontano 1304 per iniziativa di due nobili napoletani, i fratelli Nicolò e Jacopo Scondito che, nel 1343, ottennero anche l’aiuto della moglie del Re Roberto d’Angiò, la regina Sancia di Majorca.
Nei secoli l’istituzione fu ampliata e nel 1433 per volontà della regina Giovanna II raccogliendo cospicue donazioni dai nobili del regno. 
La Real Casa Santa dell’Annunziata ha svolto il suo compito per oltre seicento anni, divenendo un’istituzione conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. 
La Real Casa Santa dell’Annunziata fu sciolta nel 1980 dopo aver accolto e cresciuto per secoli i bambini orfani o rifiutati dalle proprie madri. 
In questi secoli l’Annunziata ha funzionato sia come istituzione benefica e brefotrofio sia, negli ultimi anni della sua grande storia, come Ospedale per bambini.
A rendere nota l’istituzione negli anni e oggi la basilica fu proprio questa drammatica storia, allo stesso tempo suggestiva, dei bambini abbandonati e della famosa “Sacra Ruota degli Esposti” nella quale venivano lasciati.

Accanto alla Basilica è possibile visitare la “Sacra Ruota degli Esposti” una delle poche ancora visibili.
La prima ruota degli esposti a Napoli venne istituita nel 1600 nella Real casa dell’Annunziata, all’interno della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore a Forcella e continuò ad essere attiva fino al 1875, ma, per diversi anni i piccoli continuarono ad essere lasciati di notte sui gradini della chiesa.
La casa dell’Annunziata accoglieva tutti i bambini orfani e quelli che per varie ragioni erano abbandonati dalle loro madri che spesso non avevano modo di crescerli o perché figli illegittimi. 
I neonati venivano lasciati quasi sempre di notte ed in maniera anonima tramite la famosa ruota degli esposti.
La ruota era una bussola girevole e cilindrica quasi sempre realizzata in legno e suddivisa in due parti chiuse con uno sportello
 Era posta lungo le mura della Real Casa Santa dell’Annunziata in un luogo posteriore e poco illuminato e la bussola di legno aveva una parte rivolta verso l’esterno e l’altra verso l’interno e ruotava lungo un’apertura presente sul muro.
Un sistema ingegnoso che permetteva alle persone, senza che nessuno potesse vederle in faccia, di mettere in modo anonimo i neonati nella grande bussola, facendola poi girare in modo che il bambino si ritrovasse subito tra le mura della Santa Casa. 
Quando la ruota girava suonava all’interno una campanella e il personale, che era sempre presente nella stanza interna, apriva lo sportello e accoglieva il neonato fornendogli subito le cure necessarie.
Da quel momento i bambini abbandonati erano presi in cura dall’istituzione e diventavano e’figl’ “ra maronn”, cioè i figli Madonna, perché venivano da lei protetti durante la loro vita, e assistiti e ospitati nella casa fino alla maggiore età. 
A tutti veniva data una istruzione minima che serviva per apprendere un lavoro e alle bambine anche una piccola dote.
 Annesso alla ruota, è presente un piccolo museo con  pannelli esplicativi, oggetti dell’epoca, documenti scritti e fotografici.
A partire dalla fine del 1500 si iniziarono ad utilizzare dei registri nei quali si annotavano il giorno e l’ora di ingresso, l’età e lineamenti del piccolo, e gli eventuali segni di riconoscimento lasciati come abiti, biglietti o piccole doti. 
A volte era lasciata una parte di una moneta o di una carta con la quale chi lo lasciava pensava di poterlo riconoscere e riprendere successivamente ma la maggior parte delle volte i piccoli erano lasciati solo con degli stracci che li coprivano.

Quartiere Forcella.
L'Ospedale Cardinale Ascalesi.
Quartiere Forcella.
 L’Ospedale Ascalesi, situato in Via Egiziaca, è un ex convento del 1600. La sua struttura esterna, ben visibile, è ormai fatiscente.  
Qui un tempo tra i vari vicoli c'era il meglio della prostituzione napoletana, prostituti femminelli e meretrici che professavano la prostituzione come un mestiere che veniva tassato.
Letteralmente di fronte all’Ospedale Ascalesi c’è un’altra perla della Napoli antica, la Fontana della Scapigliata, eretta tra il 1539 e il 1541, spesso meta di piccioni assetati e desiderosi di un bagno per rinfrescarsi nei periodi più caldi.
Fu chiamata Scompigliata, per il particolare getto d'acqua che fuoriusciva e andava ad infrangersi su una pietra a forma di scoglio posta al centro della vasca. 
Successivamente il popolo ne modificò il nome in "Scapigliata". 
Nella seconda metà del XIX secolo lo scoglio fu distrutto e sostituito da una colonna sormontata da uno stemma rivolto verso l'ospedale.
La fontana della Scapigliata eretta tra il 1539 e il 1541 è una storica fontana di Napoli, ubicata in via Egizaca a Forcella, dirimpetto all'Ospedale Cardinale Ascalesi.
Lo stemma rivolto verso l'ospedale.
Due sono le fontane del 1500 la “Scapigliata” e il “Capone”. 
Due opere volute dal vicerè di allora, che diede l’incarico nel 1541 a un grande architetto del tempo, di riorganizzare la zona dell’antico complesso dell’Annunziata.
  Il “Capone” una delle due fontane del 1500 che si trovano  
in via Egizaca a Forcella, dirimpetto all'Ospedale Cardinale Ascalesi.
Quartiere Forcella.
La Porta Nolana è un'antica porta situata in piazza Nolana ed è inglobata tra due torri di piperno dette Torre della Fede (o Cara Fè) a sud e Torre della Speranza a nord.
La porta fu eretta nel XV secolo da Giuliano da Maiano per sostituire quella di Forcella (altrimenti detta del Cannavaro) edificata in epoca precedente nelle vicinanze della Basilica dell'Annunziata.
L'opera è stata realizzata in stile rinascimentale e si presenta con un arco a tutto sesto in marmo incastonato tra le due torri in piperno.
Le vie sono affollate di donne africane che indossano abiti coloratissimi e che fanno il mercato, uno dei punti più belli e movimentati dell’intera zona in cui è possibile fare shopping low-cost, così caratteristico e che si interseca con i tipici vasci (in italiano “bassi”) napoletani.
Porta Nolana eretta nel XV secolo, nel retro della facciata che prospetta  in via Nolana, in alto, c'è un busto secentesco raffigurante San Gaetano.
Occhi ben aperti e borsa a tracolla sul davanti!
Il mercatino di Forcella, è uno dei ritrovi storici per lo shopping low cost della città. 
Le bancarelle si diramano anche nelle strade adiacenti. I prezzi sono accessibili davvero a tutti: è possibile trovare vestiti, scarpe e accessori anche a meno di 10 euro.
Porta Nolana eretta nel XV secolo.
Sul portale c'è un bassorilievo sempre in marmo raffigurante il re aragonese Ferrante I a cavallo con armatura. 
Il bassorilievo marmoreo presente sul portale raffigura il re aragonese Ferrante I a cavallo a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.
Porta Nolana eretta nel XV secolo.
Sul portale c'è un bassorilievo sempre in marmo raffigurante il re aragonese Ferrante I a cavallo con armatura. 
Il bassorilievo marmoreo presente sul portale raffigura il re aragonese Ferrante I a cavallo a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.
 Un arco a tutto sesto in marmo incastonato tra due imponenti torri, denominate Torre della Fede (o Cara Fè) e Torre della Speranza.
Porta Nolana.
Il bassorilievo marmoreo presente sul portale raffigura il re aragonese Ferrante I a cavallo a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.
Porta Nolana eretta nel XV secolo.
Sul portale c'è un bassorilievo sempre in marmo raffigurante il re aragonese Ferrante I a cavallo con armatura. 
Il bassorilievo marmoreo presente sul portale raffigura il re aragonese Ferrante I a cavallo a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.
Qui in Piazza Vincenzo Calenda, di fronte il teatro Trianon del 1911, c’è un alto cancello circolare che circoscrive un gruppo di pietre che appartengono all’antica cinta muraria dell’epoca greca che delimitava una delle porte della antica Neapolis.
"O cippo a Forcella"
Questi reperti archeologici sono del III secolo a.C. e sono stati ritrovati durante i lavori del Risanamento che prevedevano lo sgombero della parte bassa di Forcella.
‘O cippo a Forcella è un monumento tristemente ricordato come luogo in cui furono esposte le teste mozzate di molti partecipanti della rivolta di Masaniello (1647).
Questo ammasso di pietre  è ciò che resta di una porta che conduceva all’esterno della città. 
Il “cippo” è così antico che a Napoli, quando si vuole dire che una cosa o una persona è vecchia assai, si dice che s’arricorda ‘o cippo ‘a Forcella. che facevano parte dell’antica cinta muraria, tanto che la piazza in cui si trova un tempo si chiamava la piazza delle mura greche. 
Per anni è stato luogo di attività camorristiche e oggi Forcella, un reticolato di colori, bancarelle e centro multiculturale, si appresta a diventare un vero e proprio regno di artigiani e  pizzaioli. 
Quartiere Forcella.
Altarino dedicato a "Sacro Dio". 
Uno striscione nel cuore della Vicaria vecchia annuncia il progetto "Forcella è qui"
Oggi pizza a pranzo!
Salsiccia e Friarielli. La pizzeria Piscopo nasce nel 1959 dai F.lli Piscopo e si tramanda da generazioni, nel cuore di Napoli esattamente a forcella in via vicaria vecchia.
Napoli è piena di splendidi murales che troviamo sui muri dei palazzi del centro e delle periferie di Napoli, ma anche in stazioni ferroviarie e nelle Università,  tanti a cui i napoletani tengono molto e sono molto affezionati i  murale dedicati a Diego Armando Maradona.
Tipico di via san Gregorio Armeno è il sontuoso campanile della chiesa di San Gregorio Armeno che si affaccia sulla strada, il quale si innalza sopra il livello della stessa. 
Il campanile funge da cavalcavia di connessione tra la chiesa e il monastero dedicati a san Gregorio Armeno.

Chiesa di S. Gregorio Armeno.
La Chiesa di San Gregorio Armeno, si trova all'inizio della caotica via dei presepi, è uno degli edifici religiosi più antichi della città di Napoli.
Il complesso monastico, viene edificato intorno all'anno 1000 sulle rovine del tempio di Cerere, per accogliere le suore basiliane in fuga da Costantinopoli con le preziose reliquie di San Liguoro (San Gregorio).
Chiesa di S. Gregorio Armeno.
Per raggiungere la chiesa è necessario lasciarsi alle spalle la via principale e attraversare il cancello nascosto dalle esposizioni delle statuine per i presepi dalle botteghe artigianali qui ubicate tutto l'anno. 
La storica chiesa di San Gregorio Armeno fondata attorno al 930 sulle fondamenta dell'antico tempio di Cerere. Solo nel 1205 la chiesa viene intitolata al santo omonimo.
 Il cassettonato della chiesa di San Gregorio Armeno sono una delle più straordinarie testimonianze della bottega fiamminga di D’Errico. L’artista, si trasferisce a Napoli nel 1573 diventando ben presto uno degli artisti più apprezzati del tempo. 
Ci sono gli affreschi di Luca Giordano che raccontano le storie di San Gregorio Armeno e San Benedetto, e tele di Fracanzano sulle Storie di San Gregorio.
L'altare maggiore e cinque cappelle laterali,

Il pavimento con trapezi in marmo bianco di Carrara e ardesia, a formare una scacchiera, data alla seconda metà del XVI secolo.
Particolari della cupola e della tavola dell'Ascensione di Giovanni Bernardo Lama sopra l'altare maggiore
Da ammirare l’altare maggiore in marmi, opera di Lazzari (XVII sec.)sopra vi è posta una tavola con Ascensione di Giovanni Bernardo Lama (XVI sec.)
Più in alto è invece una grata che costituisce l'affaccio del coro dell'abside sulla chiesa, mentre nel timpano della decorazione marmorea del Lazzari è raffigurato in un ovale la scena dell'Orazione nell'orto, sempre del Lama.
Il complesso, fondato nel sec. VIII da monache basiliane fuggite da Costantinopoli a causa dell'iconoclastia, è tra i più antichi e meglio conservati della città.

La controfacciata è affrescata con episodi della vita di San Gregorio dipinti da Luca Giordano (1684) al quale spettano anche gli affreschi della cupola (1671).




La cappella del reliquiario in oro e argento contenente le spoglie di santa Patrizia.
E’ anche conosciuta come la chiesa di Santa Patrizia, protettrice della città insieme a San Gennaro. L’urna con il corpo della santa è meta di pellegrinaggio così come l’ampolla che conserva il suo sangue. Pare che il sangue si sciolga miracolosamente più volte l’anno.


Le spettacolari cantorie degli organi in legno e cartapesta sono opera di Nicolò Tagliacozzi Canale (XVIII sec.); nelle cappelle si susseguono mirabili dipinti dei più grandi artisti attivi dal XVI al XVIII secolo: Cornelis Smet, Pacecco De Rosa, Antonio Sarnelli, Francesco De Maria, Nicolò De Simone, Francesco Fracanzano, Nicola Malinconico, Paolo De Matteis.


Nelle cappelle si susseguono mirabili dipinti dei più grandi artisti attivi dal XVI al XVIII secolo: Cornelis Smet, Pacecco De Rosa, Antonio Sarnelli, Francesco De Maria, Nicolò De Simone, Francesco Fracanzano, Nicola Malinconico, Paolo De Matteis.

La cappella di San Francesco, con la tavola cinquecentesca della Madonna col Bambino e i santi Francesco d'Assisi e Girolamo attribuita al pittore fiammingo Cornelis Smet.
La cappella dell'Immacolata, caratterizzata da una tela d'altare di Silvestro Buono sull'Immacolata.

Lungo la strada, salendo dal decumano inferiore a quello maggiore, con ingresso separato rispetto all'edificio religioso, si trova il chiostro di San Gregorio Armeno.
L’antico chiostro viene completamente stravolto per creare un luogo che rendesse meno dura la clausura, con la costruzione di ben cinque belvedere, così le suore di clausura non persero del tutto la visione sul mondo esterno. 
Vista dello scalone monumentale e del portale d'ingresso al monastero.
Ai lati del portale si trovano due ruote in bronzo, che permettevano di far giungere all'interno del monastero oggetti, lettere. vestiti, cibo.
ruota alla sinistra del portale
ruota alla destra del portale
Primo cilindro in bronzo.
Secondo cilindro in bronzo.
La zona giardino, divisa in quattro aiuole, fu abbellita nel 1783 per volere della badessa Violante Pignatelli con una fontana e un gruppo marmoreo a grandezza naturale raffigurante Cristo e la Samaritana al pozzo attribuito a Matteo Bottiglieri.
Di grande fascino è il Chiostro al centro del quale spicca il gruppo scultoreo, raffigurante Cristo e la Samaritana al pozzo opera di Matteo Botteglieri.
La fontana con ai lati le sculture del Cristo e la Samaritana del Bottiglieri.
La fontana con a un lato la scultura del Cristo.
Lungo i corridoi del portico è possibile visitare il salotto della Badessa, il coro delle monache, il refettorio, le grate, un piccolo museo contenente utensili un tempo adoperati dalle suore per le loro attività e l’antica Cappella intitolata a Santa Maria dell’Idria (l’ambiente più antico di tutto il complesso).
Il salotto della badessa.
 Quest'ambiente è completamente rivestito di affreschi in stile rococò realizzati probabilmente quando era badessa Violante Pignatelli (1773).
Il salotto della badessa.
Quest'ambiente è completamente rivestito di affreschi in stile rococò realizzati probabilmente quando era badessa Violante Pignatelli (17739.


pozzo, questa volta con la funzione di raccogliere l'acqua piovana.


Il portico del chiostro.
Il portico del chiostro.
Il portico del chiostro.


La porta d'accesso al coro ha uno stipite intarsiato di fine Seicento, sormontato da una trecentesca Madonna col Bambino in marmo, opera della bottega di Tino da Camaino.
Il Coro delle monache.
Il coro delle monache è posto davanti all'altare maggiore, essendo stato costruito in posizione sopraelevata sull'atrio della chiesa.
Il coro come indica la data in un angolo del soffitto, venne terminato nel 1632.
 Dal coro, essendo posizionato nella parte superiore della chiesa, si può ammirare il soffitto in legno a cassettoni, decorato dall'artista fiammingo Teodoro d'Errico nel 1580. 
Gli affreschi che occupano la parte alta del coro che raffigurano le Storie della vita di S.Benedetto furono dipinti, insieme a quelli che rappresentano le Storie di S.Gregorio Armeno posti nella chiesa, da Luca Giordano (1680/1681).
Il soffitto in legno a cassettoni, è composto da 16 tavole narranti la vita dei Santi le cui reliquie vengono conservate in questa chiesa.
Il Coro delle monache.

Una grata in ferro battuto divide la chiesa dal Coro delle Monache.
Il soffitto in legno a cassettoni, è composto da 16 tavole narranti la vita dei Santi le cui reliquie vengono conservate in questa chiesa.
Una vecchia e semplice acquasantiera.
Il pavimento.
Continuiamo il giro del chiostro..
La grotta della Madonna e un piccolo museo dove sono stati raccolti alcuni reperti dell'antico monastero, capitelli appartenuti probabilmente al Tempio di Cerere e poi riutilizzati come mortai, utensili da cucina usati dalle monache anticamente e due macine, una delle quali porta il nome della badessa Cornelia Piscicelli e la data 1761.
Piastrelle in maiolica dell'antico monastero.
Un piccolo museo dove sono stati raccolti gli utensili da lavoro delle monache, e una macina con il nome della badessa Cornelia Piscicelli e data 1761
I piatti in ceramica e utensili antichi.
Grotta della Madonna e Museo dei reperti antichi riutilizzati nei secoli.
Un sarcofago strigilato a lenos.
La prima delle due cappelle della chiesa medievale  rimaste nel chiostro,  ha un altare marmoreo con lo stemma dei Gonzaga, la famiglia della badessa Antonia che fece attuare dei restauri nella cappella.
Sulle pareti di questa cappella vi sono rimaste delle nicchie, spoglie delle statue che un tempo le ornavano.
Del dipinto posto sulla parete di fondo della cappella rimane solo la cornice in stucco.
La prima delle due cappelle della chiesa medievale  rimaste nel chiostro,  ha un altare marmoreo con lo stemma dei Gonzaga, la famiglia della badessa Antonia che fece attuare dei restauri nella cappella.
Sulle pareti di questa cappella vi sono rimaste delle nicchie, spoglie delle statue che un tempo le ornavano.
Del dipinto posto sulla parete di fondo della cappella rimane solo la cornice in stucco.
Ingresso alla seconda Cappella dedicata a Maria Vergine Odigitria. 
La seconda Cappella di Santa Maria dell'Idria ovvero dedicata a Maria Vergine Odigitria (Colei che guida il cammino), attributo proveniente dalla venerazione bizantina.
Nella Cappella dell’Idria, è custodito un ciclo di diciotto affreschi di Paolo de Matteis che raccontano la Vita di Maria e Virtù e puttini musicanti (1712), mentre l’altare maggiore è sormontato dall’icona orientale raffigurante la Madonna dell’Idria.
La icona dell'altare racchiude i resti di un affresco che raffigura la Vergine in trono col Bambino, S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista (XIII secolo), in cui furono aggiunti i tondi della Madonna e del Bambino recuperati da una tavola lignea probabilmente dell'XI secolo.
Un atrio con balaustra, che funge da ballatoio/inginocchiatoio, permette di osservare dall'alto la cappella.
Le pareti della cappella furono decorate con motivi ornamentali da Francesco Francarecci.
Sulle pareti, distribuite su due file, vi sono anche le diciotto tele che Paolo De Matteis realizzò nel 1712/1713, che hanno come tema le Storie della Vergine.


Refettorio delle monache.
Il refettorio fu costruito tra il 1680 e il 1685.
Lungo le pareti  del Refettorio si trovano i sedili in noce con le spalliere intarsiate.
Lungo le pareti del Refettorio si trovano i sedili in noce con le spalliere intarsiate. 
Sulle pareti laterali dell'ambiente sono posti uno di fronte all'altro i dipinti attribuiti alla bottega di Belisario Corenzio,  la Moltiplicazione dei pani e le Nozze di Cana.
Refettorio delle monache.
Vicino alla fontana si trova un pozzo in marmo sovrastato da una struttura in ferro battuto.
Il pozzo nasconde un buco di scavo che venne praticato per l'estrazione del tufo necessario alla costruzione del complesso monastico. 
  Il pozzo, essendo collegato con i cunicoli della vicina Napoli Sotterranea, era anche una via di fuga in caso di assedio.


esedra del chiostro


Sul muro di fondo dell'esedra fu affrescata l'immagine di S.Benedetto.

Sotto l'affresco sono posizionate cinque chiavi di comando per regolare i getti d'acqua della fontana del chiostro.
statua in terracotta (Agostino D'Aula - 1733)




Oggi via San Gregorio Armeno è nota in tutto il mondo come il centro espositivo delle botteghe artigianali che ormai tutto l'anno realizzano statuine per i presepi, sia canoniche che originali.
La nascita del presepe napoletano risale alla fine del Settecento.
Le esposizioni vere e proprie cominciano nel periodo attorno alle festività natalizie, solitamente dagli inizi di novembre al 6 gennaio.
 
Via San Gregorio Armeno.
Acquasantiere-cornetti rossi portafortuna-attacchini.
Via San Gregorio Armeno.
Alzando la testa si può, restare affascinati dal sontuoso campanile che si affaccia sulla strada e funge da cavalcavia di collegamento tra la Chiesa e il Monastero di San Gregorio Armeno. 
Via San Gregorio Armeno.
Vasi di Teste di Moro in ceramica.
Via San Gregorio Armeno.
Vasi di Teste di Moro in ceramica. piatti decoratiCornici. Statuine.
Via San Gregorio Armeno.
Via San Gregorio Armeno.
Cornetti rossi portafortuna.
Via San Gregorio Armeno.
Alzando la testa si può, restare affascinati dal sontuoso campanile che si affaccia sulla strada e funge da cavalcavia di collegamento tra la Chiesa e il Monastero di San Gregorio Armeno. 
Via San Gregorio Armeno.
Totò.
Via San Gregorio Armeno.
Bottega Ferrigno.
Sciò sciò, figura scaramantica napoletana.
  Via San Gregorio Armeno.
Pino Daniele.
La Basilica di San Paolo Maggiore.
Sulla facciata principale due alte colonne stile corinzio e ai lati le statue di Pietro e Paolo.
Piazza San Gaetano, la statua di San Gaetano, dono al santo che liberò Napoli dalla pestilenza.
Via San Gregorio Armeno.
Maradona. Insigne.
Via San Gregorio Armeno.
Maradona. Totti. 





Dopo Piazzetta del Nilo.
Un Altarino custodisce la foto di Maradona ed un suo capello. 
Alcuni tifosi, prima di una partita importante, si recavano qui per chiedere la “grazia“. 
Una foto e un caffè! 
Una foto e un caffè! 
Una foto e un caffè! 


Chiesa di San Pietro Martire e il  monumento a Ruggiero Bonghi, un politico del primo '900, la statua è situata nell'omonima piazza tra via Porta di Massa e 
corso Umberto I. 
Corso Umberto I, monumento a Vittorio Emanuele II.
 Piazza Giovanni Bovio.
Il maestoso il Palazzo della Borsa, costruito nel 1895. Banca Popolare di Bari. 
 L’edificio si presenta di gusto neorinascimentale a tre piani, la magnificenza dei setti murari risulta alleggerita alla vista solo dalla presenza di semicolonne che spaccano il senso di imponenza. L’ingresso di rappresentanza è preceduto da un’ampia scalinata con due gruppi scultorei ai lati, opere di Luigi De Luca.
Corso Umberto I, monumento a Vittorio Emanuele II.
Via Chiaia di notte.
Via Chiaia di notte.
BABÀ AFFOGATO CON CREMA, AMARENE E CIOCCOLATO.
Quartieri Spagnoli di notte.
Via Toledo di notte.
Chiacchiere, sfogliatelle ricce e frolle, santarosa, zeppola di San Giuseppe, 
il classico babà.
Via Toledo di notte.
Chiacchiere, sfogliatelle ricce e frolle, santarosa, zeppola di San Giuseppe, 
il classico babà.
Via Toledo di notte.
Via Toledo di notte.
La sfogliatella "a sfugliatèlla" riccia, oppure frolla, babà..
Via Toledo di notte.
Il babà al rum il tipico dolce della pasticceria napoletana!! dalla caratteristica forma a fungo, apprezzato soprattutto per la sua prelibatezza.

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